Il gioco per…
Scuola Media Statale "Alfonso Fresa"  di Nocera Superiore
Maria Pia Zingone – Antonella Alfano
 

IL PROGETTO

I giochi cooperativi s’inseriscono nel Progetto di Educazione alla legalità per il controllo/prevenzione del fenomeno del bullismo.
A differenza dei giochi competitivi, quelli cooperativi sono basati sull’accettazione, nessuno vince, nessuno perde e nessuno viene escluso: i giocatori, singolarmente, a coppie o a piccoli gruppi, non sfidano gli altri ma ognuno sfida se stesso, i limiti della propria creatività e fantasia per raggiungere un obiettivo comune.
Finalità
Educare a rapporti interpersonali nonviolenti attraverso la gestione positiva dei conflitti e dei comportamenti  aggressivi
Obiettivi
·Favorire il processo di conoscenza e affiatamento azzerando i cliché, positivi e negativi, che alcuni alunni si portano dalle elementari
·creare un clima di rispetto e di fiducia reciproca
·accrescere l’autostima di ognuno
·costituire un’occasione per scaricare o ricaricare l’energia
·migliorare la coordinazione corporea
·sviluppare la percezione sensoriale
·migliorare la comunicazione verbale e non verbale
·sviluppare la fantasia, la creatività e l'espressività
Metodo
I giochi saranno proposti in maniera continuativa, durante tutto l’anno scolastico, nel tempo dell’interscuola e in ore di compresenza.
L’insegnante – animatore prende attiva parte al gioco ogni volta che questo può servire come atteggiamento incoraggiante per chi tende ad escludersi.
Si alterneranno giochi di movimento con giochi di percezione e di collaborazione.
Ad alcuni giochi  farà seguito il dopogioco come momento di riflessione e di valutazione dei propri atteggiamenti e delle proprie sensazioni durante e dopo il gioco.
I giochi svolti saranno descritti a turno e a scelta dagli alunni per poi essere raccolti in un opuscolo.
Nelle due prime classi della succursale della nostra scuola, I F e I G, i giochi cooperativi sono stati inseriti nel Progetto di Educazione alla legalità per il controllo e la prevenzione del fenomeno del bullismo.
I giochi cooperativi e di interazione costituiscono infatti una possibilità semplice e poco dispendiosa per attivare processi educativi volti al superamento costruttivo della rabbia e dell'aggressività.
Si offre ai ragazzi la possibilità di portare nel gioco i propri bisogni e i propri sentimenti, di agire in maniera autodeterminata e di sperimentare- senza timori- le conseguenze del proprio agire.
D’altra parte nei giochi cooperativi non c'è esclusione; tutti rimangono sempre nel gioco e la dinamicità è garantita dai cambi di ruolo.
Momento privilegiato per lo svolgimento dei giochi è stata l’ora d’interscuola, dopo il pranzo, ma si è fatto ricorso ad essi anche in momenti diversi: all’inizio dell’anno scolastico i giochi sono stati uno strumento valido per favorire il processo di conoscenza e di affiatamento: il gioco è un linguaggio e come tale riesce a far comunicare le persone tra di loro.
Abbiamo privilegiato due tipi di gioco, quelli di puro divertimento, che seppure movimentati e vivaci, conducevano gli alunni allo stare insieme in modo non competitivo, e quelli incentrati sulla conoscenza reciproca e sulla libera espressione di sé.
Spesso al gioco abbiamo fatto seguire il dopogioco, che consente il passaggio dal gioco alla realtà attraverso l’ analisi di ciò che è accaduto nel gioco stesso e dei comportamenti / reazioni  di ciascuno. Il dopogioco ha aiutato i ragazzi a leggere in se stessi e a riflettere sugli stati emotivi  attraverso domande del tipo: come ti sei sentito? o attraverso l’individuazione del proprio stato d’animo con L'ALBERO DEI SENTIMENTI (vedi sezione STRUMENTI); collettivamente ci ha fornito utili indicazioni sulla validità del percorso.
IL GIOCO PER DIVERTIRSI
Va detto subito che si è potuto notare fin dall’inizio che mentre alcuni ragazzi accettano subito la modalità di gioco non competitivo, chi è abituato a vincere, sopraffare, tende a trasformare il più cooperativo dei giochi in un 'occasione di prevaricazione, fino al momento in cui non prende gusto al gioco in sé.
 E’ necessario pertanto insistere inizialmente perché proprio in questo processo di adattamento a relazioni non competitive risiede la valenza educativa, e la scoperta graduale che in un gioco il divertimento possa essere indipendente dal risultato è per i ragazzi  per certi versi sorprendente.
Nei giochi cooperativi non esistono vincitori, né vinti, ma soprattutto non c'è esclusione.
Nessuno vince, nessuno perde, tutti si divertono” è stato lo slogan che i ragazzi stessi hanno scelto per la presentazione in piazza dei giochi, in occasione della manifestazione CENTO STRADE PER GIOCARE promossa da Legambiente.
Lasciamo ora la parola a loro per illustrare e commentare i giochi che hanno preferito.

TERREMOTO

Per giocare il numero dei giocatori deve essere un multiplo di tre più uno perché si devono fare gruppi di tre persone e un giocatore sta fuori. Ci si pone uno di fronte all’altro dandosi le mani tese e al centro prende posto l’inquilino. Poi si decide chi è parete destra o parete sinistra. Il giocatore che sta fuori dà i comandi: ”Parete destra”o “Parete sinistra” o “Inquilino” o ”Terremoto”. Chi viene chiamato deve cambiare posto e chi sta fuori deve cercare un posto libero. Quando si dice ”terremoto” tutti devono scappare e si devono formare nuovi gruppi

I PESCIOLINI E LA RETE

In questo gioco i ragazzi come per magia diventano degli stupendi pesciolini colorati che  cercano di scappare via dalla rete formata da altri  ragazzi che, disposti in cerchio e tenendosi per mano,  ostacolano i  pesciolini a fuggire via. Se i pesci colorati  sono  molto abili  riusciranno a oltrepassare la  rete fra  le gambe e le mani dei compagni. Quando tutti i pesciolini si sono liberati, si riuniscono in un cerchio diventando una nuova rete, mentre i ragazzi che prima erano rete si trasformano in bellissimi pesciolini  colorati.
 

IL VITELLO E LA VOLPE
I giocatori, tranne due, formano un cerchio tenendosi per mano, mentre i due sono la volpe, che sta fuori dal cerchio, e il vitello che sta dentro. La volpe cerca di entrare per prendere il vitello e il cerchio cerca di impedirglielo ma, se riesce ad entrare, il cerchio favorisce la fuga del vitello e cerca di nuovo di impedire alla volpe di uscire.
Quando la volpe riesce a catturare il vitello altri due giocatori prendono il loro posto.  

 

IL GATTO E IL TOPO
In uno spazio si può effettuare un gioco bello e semplice. Si forma un cerchio e due ragazzi rimangono fuori: sono il gatto e il topo.  Naturalmente il gatto rincorre il topo fino a quando non riesce ad acchiapparlo e quando questo succede i ruoli si invertono, il gatto diventa topo e il topo diventa gatto. Il topo durante il gioco può in qualsiasi momento farsi sostituire da un ragazzo del cerchio, basta che lo tocchi sulle spalle, ma…la sostituzione fa di nuovo cambiare i ruoli e questo rende il gioco molto movimentato e divertente, perché bisogna essere velocissimi  nei cambi di ruolo.

 

ROMPERE L’ ORZO
Il   gioco proviene  dalla Gran  Bretagna.
Uno spazio abbastanza ampio viene diviso in tre settori in senso orizzontale. Nel settore centrale vanno due giocatori che si tengono per mano, negli altri due settori si dispongono gli altri giocatori divisi in coppie. La coppia che sta al centro rappresenta i diavoli che cercano di catturare i giocatori che di corsa, tenendosi per mano, tentano di passare da un settore all’altro attraverso “l’inferno”. Quando una coppia viene presa, scambia il ruolo con i “diavoli” e il gioco va avanti fin quando tutte le coppie sono state prese.
 
IL GIOCO PER CONOSCERE GLI ALTRI

Soprattutto nella fase iniziale dell’anno scolastico abbiamo proposto agli alunni giochi che avessero come finalità la conoscenza, di sé e degli altri.  I nostri ragazzi già si conoscevano quasi tutti, ma ci è sembrato opportuno attivare una situazione entro la quale, offrendo di sé e scoprendo nei compagni aspetti inediti ed autentici, si potessero azzerare i cliché che alcuni alunni si portavano dalle elementari. Le etichette imbrigliano in un ruolo predefinito quelli che le portano e sono tanto più dolorose quanto meno sono condivise o riconosciute almeno in parte veritiere, sono gabbie dalle quali è difficile uscire e giunge liberatoria l’opportunità di manifestare il proprio disagio o tentare di offrire un’immagine diversa agli altri.

L’Autobiografia, ad esempio, è stata per più d’uno l’occasione per lanciare messaggi con un forte desiderio di aggregazione e di solidarietà. Ecco come ce la raccontano:
 
AUTOBIOGRAFIA
“Un  gioco che ci ha aiutato a conoscerci meglio è stata l’autobiografia: si  scrive su un foglio una cosa del proprio carattere che si vuole mostrare ai compagni. I fogli vengono poi ritirati e ridistribuiti a caso. Ci  si riunisce seduti in cerchio e si leggono i fogli, cercando di indovinare  chi li ha scritti.
Non è stato bello solo scoprire come sono fatti i compagni, ma anche riflettere su come siamo fatti  noi e su che cosa dire di noi agli altri.
Nel dopogioco, cioè quando abbiamo fatto delle riflessioni sul significato del gioco, è venuto fuori che molti di noi avevamo colto quest’occasione per rivelare agli altri  aspetti che non conoscevano e anche per dire cose che non avevamo mai avuto il coraggio di dire”.
Ci è sembrata sorprendente, in questa fase, l’efficacia di alcune modalità che hanno consentito a qualcuno di aprirsi ai compagni.
 
PAURA NEL CAPPELLO
Ogni partecipante scrive la cosa che gli fa più paura su un foglietto e senza scrivere il nome lo mette in una coppa. Si distribuiscono i foglietti e si leggono, così si scopre che non siamo i soli ad avere paura e che altri hanno le nostre stesse paure.
Questo ci ha molto rassicurati…..
Il gioco è stato fatto all’inizio dell’anno, per capire la situazione d’ingresso nella nuova realtà scolastica: il dato emerso ha evidenziato che alle paure per le eventuali prestazioni sbagliate si affiancavano paure più ampie, che investivano la persona stessa e che ci è sembrato riconducibili tutte al timore dell’”esclusione” che, senza voler trarre conclusioni azzardate, ci sembra emergere con prepotenza in ogni attività e che qualche ragazzo è riuscito ad esplicitare con chiarezza. Eccone  qualcuna:
“Io ho paura
Ø      di non essere simpatica
Ø      di essere giudicata una buona a nulla, di essere parlata male alle spalle
Ø      di essere odiata da qualcuno
Ø      di non essere di buona impressione nel gruppo
Ø      di essere  giudicato
Ø      essere reputata per quello che non sono
Ø      di rendermi antipatico alla mia classe
Ø      Io ho tanta paura dei compagni perché alcuni mi reputano cattiva e presuntuosa e perciò non vorrei essere eliminata dal gruppo”
Nel dopogioco i ragazzi hanno individuato con precisione alcuni  aspetti positivi di questa pratica:
Questo è un gioco
Ø      con cui si possono sapere le paure di altre persone e così si possono aiutarle a superare facendogliele affrontare con coraggio …
Ø      molto riflessivo perché ho scoperto che le stesse mie paure le avevano anche gli altri
Ø      importante  per  me  perché  ho  espresso  la  mia  paura  anonima senza dire il mio nome
Ø      molto  incoraggiante   perché   siamo   consapevoli   che  le  nostre   paure   sono anche  quelle  degli   altri
che  mi  è servito  ad  alleviare  le  mie  paure   perché  facendole  conoscere, ho visto  che  pure  gli  altri  avevano  paura.”

 

IL GIOCO PER FIDARSI E CONDIVIDERE
LA RUOTA DELLA FANTASIA
 È un gioco che richiede la fantasia di un bambino.
I giocatori si devono disporre tutti distesi a terra con le teste vicine formando una ruota: ognuno va a pescare nella fantasia e ad occhi chiusi, rilassandosi, incomincia a raccontare ciò che vede con la propria immaginazione. Poi qualcuno interrompe e continua il sogno del compagno o dice il proprio.
“Alla fine ci sentiremo più sereni e vedremo che la fantasia non ha un limite ed è come un vento calmo che porta tanta gioia e serenità.”
 
I NODI DI GRUPPO
Un altro gioco molto bello è quello dei nodi: ci si mette in cerchio e ad occhi chiusi si procede verso il centro cercando di prendere per mano i compagni. Quando tutte le mani si saranno occupate, si aprono gli occhi e si cerca di districare il gran nodo che si è formato senza ovviamente lasciare andare le mani e allora ci si alza, ci si abbassa, a volte bisogna scavalcare altre mani intrecciate, a volte passare sotto e soltanto collaborando si riesce a sciogliere il nodo fino a  ricostituire un grande cerchio di amicizia! (Qualcuno di noi ha detto che attraverso le mani si possono sentire i sentimenti degli altri…)
 
LE CARTE DEI SENTIMENTI
È un gioco che rispecchia stati d’animo e emozioni.
 Si devono preparare tanti cartoncini di colore diverso su cui sono scritti sentimenti e stati d’animo e distribuirne tre ad ogni giocatore. Ognuno le legge e se non si rispecchia in quei sentimenti deve cercare un  compagno disponibile a scambiare il cartoncino. Terminato lo scambio, ci si dispone seduti in cerchio e ognuno legge le proprie carte e le commenta, motivando la scelta e dicendo le proprie sensazioni. “Questo gioco sembrerebbe una cosa insignificante, ma fa stare bene insieme e permette di conoscersi a fondo.”
 
LA PERCEZIONE
 E’ un gioco molto utile perché serve a vedere quanta percezione e sensibilità possediamo.
Ci si siede in circolo di spalle, un giocatore cammina all’interno del cerchio cercando di toccare la spalla a qualcuno, però se qualcuno percepisce che stanno per toccarlo, deve alzare la mano, altrimenti sarà lui ad andare al centro.

 

UOVO MARCIO
Per giocare a uovo marcio bisogna mettersi in cerchio seduti  e cantare una canzone che proviene dallo Zimbabwe “Tarisai mukati shumba inoruma”. Un ragazzo con una pallina di carta gira intorno al cerchio e mette questa pallina dietro ad un ragazzo senza farsene accorgere. Continua poi a  girare e fino ad arrivare di nuovo alle spalle di chi ha la pallina. Se questo se ne accorge alza la mano e prende il posto di chi gira, ma, se  non se ne accorge, va a sedersi al centro del cerchio mentre il gruppo gli grida ripetutamente “Uovo marcio”   
Questo può inizialmente sembrare offensivo e mortificante, ma poi ci si ritrova in tanti al centro e si può riflettere sulla situazione.

IL GIOCO PER RISPETTARE LE REGOLE

Il gioco è stata occasione preziosa anche per parlare di “regole”, il cui valore , almeno a parole, ci è sembrato  non essere ignorato da nessuno:

Ø      Le regole in un gioco sono fondamentali perché fanno in modo che il gioco non si modifichi e permettono ai concorrenti di avere pari opportunità. Insomma anche nella vita ci sono regole flessibili e non. 

Ø      Secondo me le regole servono perché se un gioco non ha regole non c'è molto entusiasmo. In un qualsiasi gioco le regole sono indispensabili perché tutti i partecipanti al gioco possono avere le stesse condizioni e soprattutto avendo delle regole nessuno può litigare .

Ø      Le regole sono l'elemento fondamentale per il gioco perché se le regole non ci fossero il gioco non avrebbe divertimento e ci sarebbero molti litigi

Ø      Senza le regole ci sarebbero infortuni, scorrettezze, discussioni.  Se le regole ci sono e vengono rispettate da tutti il gioco dura di più. 

Ø      Le regole in un gioco sono fondamentali perché se uno non le rispetta succede che diventa un caos, ci facciamo male e litighiamo. Invece se le regole vengono rispettate non succede niente e il gioco dura di più senza litigi ed è più divertente.

Ø      In un gioco servono le regole per far capire a bambini e grandi come si gioca. Perciò servono anche per non farli litigare.