Il ruolo in gioco !
Liceo Scientifico Statale “A. Gallotta” – Eboli

Annamaria Bambino

Il mio incontro con la pedagogia della cooperazione è avvenuta circa 6 anni fa grazie ad uno stage con Sigrid Loos promosso dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, nell’ambito delle sue attività di educazione alla pace e al rispetto dei diritti umani.

Nel corso di un week-end scoprii le grandi possibilità di recupero emozionale e di conoscenza del sé e dell’altro veicolate dalle attività ludiche e la possibilità di creare un clima di fiducia e di rispetto reciproco nel gruppo.
Portai subito la nuova esperienza nel mio quotidiano scolastico: allora insegnavo all’Istituto Magistrale di Campagna (SA) e lì sperimentai i giochi dapprima nelle mie classi poi nell’ambito del C I C, all’interno di un progetto di prevenzione del disagio. D’allora li utilizzo sempre nei primi giorni di scuola, per favorire la comunicazione tra i ragazzi, soprattutto nella I classe, ma anche per “riprendere il filo” del rapporto docente-discente nelle classi successive. Me ne servo anche nelle ore di supplenza, che, in questo modo, non si risolvono in una spasmodica attesa della campanella e nel tentativo di “guardare il silenzio”, ma diventano occasioni educative.
Le attività che svolgo sono:
- di accoglienza, con giochi di conoscenza, alcuni dei quali determinano un “contatto” fisico (riconoscere l’altro dalle mani, “sentire” le mani del compagno) che permette di liberare emozioni, resistenze, chiusure, e  di “essere” più autenticamente nel gruppo-classe, non solo come mente razionale.
 - giochi per l’analisi e il superamento di situazioni di conflitto, come quello che segue:

IL CONFLITTO

Ogni alunno scrive su un foglio 7 sinonimi della parola “conflitto”, poi li confronta con un compagno (fase di coppia) per selezionare 7 sinonimi accettati da entrambi, in seguito la coppia si unisce a un’altra per selezionare in accordo 7 sinonimi fra quelli individuati e portati nel gruppo. I quattro alunni ripetono la stessa operazione con altri quattro e così via fino a quando la discussione avviene fra due soli gruppi: da questi deve uscire un’unica lista di 7 sinonimi, che sarà la lista della classe. Il tutto si deve svolgere in un tempo prestabilito (45 minuti).
Dalla riflessione che segue l’attività risulta nella maggior parte dei casi:
-      la difficoltà del “confrontarsi” che, peraltro, aumenta man mano che il gruppo si allarga;
 -     l’atteggiamento individuale nelle situazioni di conflitto (porto avanti la mia idea, cedo subito…)
Giochi per consapevolizzare gli stereotipi individuali e di gruppo
Il sabotatore
Il conduttore del gioco finge che il preside stesso vuole coinvolgere la classe per trovare una soluzione ad un problema che esiste nella scuola e che i ragazzi vivono (come gestire uno spazio inutilizzato, come organizzare l’uscita delle classi…).
Per lavorare più agevolmente il conduttore propone di dividersi in gruppi, ma informa che per rendere più divertente la situazione, ha pensato di mettere in ogni gruppo un sabotatore, cioè un ragazzo che dovrà disturbare la discussione. Per questo scopo egli darà un foglietto ad ogni ragazzo di ciascun gruppo: i foglietti sono tutti bianchi, tranne uno, dove è scritto SABOTATORE. Chi lo riceverà, non lo dice agli altri: saranno gli altri a doverlo individuare dal comportamento che egli avrà nel gruppo.  In realtà tutti i fogli sono bianchi, l’unico sabotatore è il conduttore,  che ritarda il lavoro girando tra i gruppi e chiacchierando.
 In genere il sabotatore viene identificato con l’alunno che è, nel gruppo- classe, un provocatore, o comunque il  portatore di una leadership non positiva.
Quando il conduttore rivela la verità, che nessuno mai immaginava, si riflette insieme sui condizionamenti dovuti agli stereotipi sui ruoli dei ragazzi e dell’insegnante.
E’ un’attività che destabilizza i ragazzi i quali , pur cercando di giustificare la scelta fatta, hanno un’occasione di riflessione profonda su di sé e sui ruoli codificati nel gruppo e dal gruppo.
 
Come conduttore di queste attività  non ho molte difficoltà perché mi piace mettermi in gioco; qualche difficoltà c’è stata all’inizio nei giochi di conoscenza, nei quali la condizione è “accogliere” ciò che viene dall’altro senza alcun commento: atteggiamento che negli insegnanti è molto da costruire!!